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Ben di rado ormai raccontava, io capito nella mia città dove non abbiamo più casa. Quando ci vado, sono ospite di una lontana cugina zitella, che abita, sola, in un antico malinconico palazzo dalle parti di Mura Pallamaio.

Questo palazzo ha un'ala interna che dà sul giardino, dove a memoria d'uomo nessuno ha mai abitato, neppure nelle lontane stagioni felici. Chissà perchè viene chiamata la Torre.

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Ora è leggenda familiare che in quelle stanze deserte si aggiri nottetempo un fantasma: una certa mitica contessa Diomira morta in epoca remota dopo una vita di peccati.

Bene, l'ultima volta, tre anni fa, forse ero anche un po' bevuto, fatto è che mi sentivo in forma e ho chiesto a Emilia di farmi dormire in una delle camere stregate.

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Lei a ridere: "Cosa ti salta in mente?". "Da ragazzo" dico io, "non mi sarei certo fidato, ma con l'età certe paure scompaiono. E' un capriccio, se vuoi, ma accontentami, ti prego. Solo mi dispiace del disturbo."

"Se è per questo," lei risponde "nessun disturbo. Ce ne sono quattro, nella Torre, di camere da letto e fin dai tempi dei miei bisnonni, sono sempre tenute in ordine coi letti fatti e tutto quanto; unico inconveniente sarà un po' di polvere."

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Lei no e io sì, lei no e io sì, alla fine Emilia si decide: "Fa come vuoi, che Dio ti benedica". E lei stessa mi accompagna laggiù, al lume di candele, perchè nella Torre non è mai stata messa la luce.

Era una grande stanza con mobili impero e qualche antico ritratto che non ricordo; sopra il letto il fatidico baldacchino.

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La cugina se ne va e dopo qualche minuto, nel grande silenzio della casa, sento un passo nel corridoio. Bussano alla porta. Io dico: "avanti".

E' una vecchietta sorridente vestita di bianco come le infermiere; e sopra un vassoio mi porta una caraffa di acqua e un bicchiere.

"Sono venuta a vedere se il signore ha bisogno di qualche cosa." "No, niente, molto gentile" rispondo. La ringrazio dell'acqua.

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E lei: "Come mai l'hanno messa a dormire quaggiù con tante stanze più comode che ci sono nel palazzo?".

"Una mia curiosità. Perchè in questa Torre dicono che ci abiti un fantasma e mi piacerebbe di incontrarlo."

La vecchietta scuote la testa: "Non ci pensi neppure, signore. Una volta forse, chissà, ma oggi non sono più tempi da fantasmi. Si immagini poi adesso che qui sotto, all'angolo, hanno costruito un garage. No, no, può stare tranquillo, signore, lei si farà un sonno solo".

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E così è stato difatti. Mi sono addormentato quasi subito, mi son svegliato che il sole era già alto.

Mentre mi vesto, però, girando gli occhi, mi accorgo che non ci sono più nè il vassoio nè la bottiglia nè il bicchiere.

Mi vesto, scendo, trovo mia cugina: "Scusa, sai, si può sapere chi, mentre dormivo, è entrato in stanza a prendere la bottiglia e il bicchiere dell'acqua?"

"Che bottiglia?" fa lei. "Che bicchiere?"

"Ma sì, quelli che ieri sera mi ha portato una gentile vecchietta, per tuo ordine immagino, poco dopo che tu eri andata via."

Lei mi fissa: "Guarda che devi essertelo sognato. Le mie persone di servizio le conosci. Qui in casa di vecchiette non ne esistono".