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Dopo aver visto che l'avevano bocciato, Goffredo non aveva più alcun motivo di restare in città, tanto più che, nonostante avesse fatto le più grandi economie sui pasti, aveva ormai finito i denari: pagata la camera, gli rimanevano appena i soldi per comprare il biglietto. C'era un treno alle cinque del pomeriggio, tuttavia, poichè gli sembrava assolutamente necessario rivedere Daria ancora una volta, decise che sarebbe partito col treno successivo, a mezzanotte, e andò ad aspettarla davanti a casa sua, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia.

L'aspettò per tre ore, ed era già buio quando lei arrivò con una grande macchina scoperta, piena di ragazzi e ragazze. La deposero davanti a casa. Era molto bella, con tutta la carne scura di sole, e la coda di cavallo più bionda di prima. «Ah, ciao», disse scorgendolo fermo sul portone.

A lui bastò sentire il tono di voce per capire che aveva sbagliato. Ora avrebbe pagato qualsiasi cosa pur di non trovarsi lì, in quella condizione, ma ormai c'era, inevitabilmente. «Sei stata promossa», le disse.