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Doveva essere, in sostanza, una ragazza non priva di contrasti. Naturalmente, il primo giorno, Goffredo non sapeva neppure che si chiamasse Daria. Lo seppe il giorno dopo, alla prova di versione dal latino, perchè stette attento all'appello. Daria Marini. Probabilmente non era molto brava in latino. Si voltava continuamente a sollecitare suggerimenti dai compagni finchè uno non le rispose a voce abbastanza alta: «Smettila, non mi seccare

E lei, di rimando, a voce ancora più alta: «Stronzo». Goffredo fu molto sconcertato da quella parola. In col­legio era una parola brutta e volgare, e quasi nessuno la diceva, lui no di certo, e sentirla ora pronunciata da una ragazza che aveva un viso come quello della Madonna di Filippo Lippi, era deludente, perfino doloroso. Forse aveva attribuito a quella ragazza delle qualità che essa non aveva. Ma poi la sentì tirar su col naso due o tre volte, e la vide anche asciugarsi gli occhi, e allora fu pronto a perdonarla, anzi con maggior convinzione di prima pensò che era una ragazza meravigliosa, anche se sapeva poco di latino. Lui, invece era bravo in latino, come pure nelle altre materie, del resto. Ricopiò su di un foglietto di carta la versione che aveva già fatta, e il foglietto viaggiò nascostamente da una mano all'altra fino a raggiungere Daria.